martedì 7 marzo 2017

I Cazalet, padri, figlie e bugie.

L'editore Fazi ha avuto un grande merito, negli ultimi tre anni: decidere di ripubblicare i libri di Elizabeth Jane Howard (26 marzo 1923-2 gennaio 2014). La scrittrice inglese è stata protagonista di una vivace vita letteraria: ha pubblicato in totale 18 romanzi, i più popolari dei quali iniziati quando aveva già 67 anni. 
Una vita abbastanza complicata, quella della Howard: figlia di un mercante di legname e di una ballerina, non ebbe un buon rapporto con la famiglia di origine; la madre le addossava le colpe della fine della sua carriera nello spettacolo, il padre la molestava. Howard decise così di sposarsi a soli 19 anni con Peter Scott,  il futuro fondatore del WWF. In totale saranno tre i matrimoni della sua vita; l'ultimo con Kingsley Amis, padre di Martin Amis, che nella sua autobiografia racconta anche dei meriti che Howard ha avuto nel gettare le basi alla sua carriera di scrittore, iscrivendolo auna scuola di preaparazione, che poi gli darà accesso all'Università di Oxford. Il suo ultimo matrimonio ha avuto effetti quasi devastanti sulla sua vita di autrice, lo straordinario successo del marito adombrava la sua carriera e presto la donna si ritrovò a prendersi cura dei figliastri e abbandonando la macchina da scrivere.

Lasciò Amis nel 1983, stanca delle sue prevaricazioni e dei suoi problemi di alcolismo,ma rimase in contatto con Martin, che le suggerì, per rimettere insieme i pezzi della sua vita, di scrivere un romanzo ispirato alla sua famiglia di origine.
Ed  così che, a partire dal 1990, escono i romanzi della saga dei Cazalet, libri che daranno una svolta alla carriera della scrittrice inglese, grazie anche alla messa in onda di una serie televisiva ispirata  al primo romanzo e a una riduzione radiofonica.

La trama racconta di una famiglia benestante borghese di commercianti del legname negli anni immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale fino agli anni dopo la fine del conflitto. É un' opera imponente, circa settecento pagine per ogni volume, e i volumi sono 5, ma che alla lettura risulta scorrevole e assai piacevole. Sempre divisa tra le avventure delle tre cugine protagoniste del romanzo, e gli altri, cioè tutti i componenti della famiglia: nonni, padri, madri e fratelli minori. Le tre cugine sono lo smembramento della scrittrice, che ha voluto mettere tutto ciò che è in tre donne completamente diverse tra loro, ma che così potessero rappresentarla in pieno. E ci è riuscita perfettamente: leggendo la saga non si può fare a meno di pensare che le tre cugine, nonostante dal terzo libro si separino per intraprendere carriere e destini diversi, sembrano sempre unite a filo doppio, sembra sempre, che le scelte di una ricadano sulle altre, con una sorta di telepatia all'interno del romanzo. A loro si contrappongono le figure dei padri che hanno,  a mio avviso, un ruolo importantissimo all'interno del romanzo. C'è sempre un figlia, e dove c'è una figlia, al suo fianco, o lontano chilometri c'è sempre un padre, sempre. I rapporti padre e figlia sono, nel bene e nel male (perchè non sempre si parla di padri esemplari) i veri protagonisti di questi splendidi romanzi. Gli uomini nell'opera, tendenzialmnte sbagliano sempre, è una costante, e la Howard sembra molto meno indulgente nei loro confronti rispetto agli errori che commettono le figlie o le donne in generale. Qui sembra evidente il riferimento a una sua probabile integrità che la scrittrice si è aspettata da tutti gli uomini della sua vita, e che in realtà nessuno è riuscito a soddisfare.
Oltre ai rapporti tra padri e figlie, tra mariti e mogli, l'idea rivoluzionaria che sta alla base dei cinque romanzi è qualcosa che nessuno in letturatura aveva mai preso in considerazione: la bugia, declinata in ogni sua forma. Howard fa dire ai suoi personaggi bugie a fin di bene (una moglie e un marito che si nascondono reciprocamente la consapevilezza dell'invitabilità della morte), bugie bianche, bugie reiterate nel tempo (un marito che tradisce la moglie praticamente per tutta la durata della saga), bugie dette a se stessi (una delle cugine che crede di poter diventare qualcuno sposandosi), bugie su uno stile di vita parsimonioso, quando in realtà ci si potrebbe permettere molto di più (la tutrice di famiglia che non si compra neanche un paio di calze, noostante abbia uno stipendio, vitto e alloggio grazie ai Cazalet).
Presto, i due grandi protagonisti della saga (i rapporti padri e figlie e le bugie) si uniranno, in quella che sarà la più grande delusione per il lettore; un rapporto che si credeva cristallino, verrà invece insozzato dalla bugia. e sta qui la consapevolezza che la Howard ha perso totalmente la fiducia nel genere umano, e nemmeno la scrittura riesce a riparare la ferita.


Howard sembra non voler salvare niente all'interno della sua opera, come se non ci fosse spazio per la bellezza, mai. Eppure un barlume di speranza vibra sempre nel cuore dei protanisti, come, evidentemente, ha sempre brillato nell'anima di questa immensa scrittrice.
Insomma, in conclusione, per la festa della donna, fatevi un regalo, andate in libreria e comprate Elizabeth Jane Howard!

martedì 21 febbraio 2017

Perché un libro costa 23 euro?

Come ormai tutti sapete, il mio post "Di librerie e patatine fritte fredde" è stato pubblicato anche su Minima&Moralia, un blog di approfondimento culturale davvero bello e curato. 

Mi sono arrivate alcune risposte, cercando di rispondere a una di queste, mi sono resa conto che il discorso sconti nelle librerie andrebbe approfondito ulteriormente. Un utente mi scrive e mi fa delle domande specifiche, la premessa di una di queste è: Un Philip Roth acquistato su Amazon o nella libreria sotto casa, è sempre lo stesso Philip Roth, la qualità del prodotto non cambia. La sua domanda è:  E allora la domanda diventa questa: questo fantomatico servizio che viene offerto dalle librerie indipendenti è davvero così necessario da indurre il consumatore a pagare di più per avere lo stesso prodotto?
Ho risposto in maniera molto sommaria anche di là, ma secondo me il tema va ulteriormente approfondito. Io vorrei che fosse chiaro che, ad esempio nei classici, esistono almeno 4 o 5 edizioni diverse di uno stesso volume: prendiamo Jane Eyre delle Brönte; dal grossista più fornito d'Italia, al momento, ce ne sono 12 edizioni diverse, senza contare quelle in lingua e gli audiobook . Il lavoro del libraio indipendente è anche questo: scegliere la migliore edizione da proporre al proprio cliente, in modo da mantenere lo standard che  viene richiesto di attenzione e cura.

Mi ricordo perfettamente quella volta in cui è entrato un signore a chiedermi non mi ricordo quale opera di Leopardi per la mamma ultra ottantenne. Dal grossista erano disponibili due edizioni: una Garzanti e l'altra Einaudi: gli ho spiegato che le edizioni Garzanti utilizzano un carattere particolarmente piccolo e con un' interlinea molto stretta, quindi la mamma avrebbe fatto sicuramente fatica a leggere su quell'edizione, nonostante costasse qualche euro in meno della Einaudi. Anche questo fa parte del servizio che offriamo: conoscere le peculiarità delle edizioni e renderle note al cliente finale, in modo da renderlo un lettore responsabile. 


Se il cliente si fosse rivolto ad esempio ad Amazon per acquistare il libro  di Leopardi, mai avrebbe saputo la grandezza del carattere, il libro gli sarebbe arrivato a casa e probabilmente la mamma non lo avrebbe letto perché le avrebbe affaticato la vista, quindi avrebbero dovuto acquistare un'altra edizione, spendendo altri 13 euro. Amazon gli ha fatto risparmiare diciamo 1,50 euro; io libraio indipendente 13. Direi che ci ha guadagnato.

Parliamo ora delle novità; in Italia vengono pubblicate 60.000 novità all'anno, quasi tutte concentrate nel periodo che va da settembre a dicembre. Non credete sia necessario fare una selezione? Anche qualora uno possedesse una libreria di 1000mq, non potrebbe mai tenere tutte quelle novità, e francamente, il 60% di queste 60.000 sono del tutto inutili per la maggior parte delle librerie generaliste. Il servizio che offriamo è quello di fare una selezione all'ingresso, proponendo libri che siano validi e in linea con il catalogo del negozio. Inoltre, dopo aver effettuato questa prima cernita, vi indirizziamo verso le novità più appetibili, magari per farvi conoscere nuove realtà che siano di qualità. E' la ricerca sul catalogo che non mi fa accostare l'ultimo libro di Chiara Gamberale con l'ultima novità Fazi di Elizabeth Jane Howard, una meraviglia per gli occhi e per il cervello; oppure con Jenny Offill  pubblicata da NNEditore.

Perché io libraio indipendente dovrei proporre al mio cliente di comprare da me, che lo sconto non me lo posso permettere, chessò, l'ultimo libro di Fabio Volo che può trovare al centro commerciale con lo sconto del 15%? Non ha senso. 
Per rimanere in tema con l'impostazione e la tematica  dell'ultimo di Fabio Volo posso proporgli qualcosa di Keri Smith o questo libro di Ippocampo

Io vorrei fortemente che le persone capissero che se non facciamo lo sconto, non è per prenderle in giro o per truffarle: lo sconto NON è la normalità, i libri non nascono con il bollo -15% stampato sopra, viene messo dopo, e viene messo perché stanno sminuendo un prodotto su cui il prezzo lo decide l'editore: sono gli editori che fanno uscire titoli di novità a 23 euro quando non ne valgono 10 per la scelta della carta, degli inchiostri, del lavoro di traduzione. Vi siete accorti dei prezzi proibitivi con cui escono i libri negli ultimi anni, diciamo dopo il boom Amazon? Vi siete mai chiesti perché nel 2007 un libro di Zafon costava 18 euro in edizione rilegata e oggi la novità dello stesso autore la pagate 23? Sono 5 euro di differenza, non sono pochi in 10 anni. La risposta è tutta nella politica dello sconto: i costi di produzione del libro non sono cambiati, è cambiato il modo in cui si propone la vendita. Fino a 10 anni fa lo sconto veniva organizzato durante le campagne, che erano fatte solitamente a inizio anno per liberarsi dell'invenduto del Natale. Ora lo sconto nelle grandi catene e nel commercio online è fisso, e l'editore non se lo può permettere in realtà, perché vendere libri non è come vendere prosciutto, sono molto più difficili da piazzare, quindi cosa fa? Aumenta il prezzo di copertina, così comunque il libro da 23 euro lo fa pagare 19,55, e in più fa fare bella figura al commerciante che lo sconto può permettersi di farlo. E tutto questo lo abbiamo raggiunto perché l'utente finale guarda solo se gli viene applicato lo sconto, così invece di un libro ne può comprare due, ed è esattamente quello che il commercio vuole: comprare di più, sempre di più, senza fare attenzione alla qualità di ciò che sto mettendo nel mio carrello virtuale.
La truffa sta là dove pretendo di farti comprare una cosa di cui tu non hai bisogno per farti raggiungere le spese di spedizione gratuite o i punti sulla tessera fedeltà.
L'onestà è dirti :- Guarda, dai retta al libraio, leggiti l'Ombra del Vento, se decidi che ti piace, torni e ti do Il Labirinto degli Spiriti, magari in edizione economica, che quella cartonata fa veramente schifo e in più costa 23 euro.

mercoledì 15 febbraio 2017

Si può comprare la bellezza?




Strana questa vita lavorativa: fai una sostituzione estemporanea in una libreria di una amica, e proprio quella mattina ti capita di dover avere a che fare con le persone più strane del panorama "culturale" del bel paese.
Stavo sistemando lo scaffale delle novità, quando entra una tizia, che mi chiede se per caso c'è la proprietaria e mi spiega perchè è lì. E' stata appena assunta per un prestigioso posto di lavoro, dove dovrà occuparsi del bookselling. Ecco svelato ciò che questa signora si aspetta: poter avere "almeno per i primi tempi" la consulenza della libraia (o anche la mia, che "mi sembra così in gamba") su cosa comprare, soprattutto novità editoriali del circuito dell'editoria indipendente, perchè "sa, io fino a due mesi fa facevo tutt'altro".

Ma che, davvero? Lo vieni a dire proprio a me? Che sono anni che tento di fare il tuo lavoro, e tu me lo vieni a sbandierare così davanti al naso? Ma poi, proprio a me che (al di là del fatto che vorrei essere io la bookseller di qualsiasi impresa, pubblica, privata e anche in fallimento, chissene..) ho fatto della preparazione e della passione uno degli elementi imprescindibili del lavoro di chiunque abbia a che fare con i libri?

Chi ha un lavoro che ha a che fare con il settore culturale, non può non essere una persona curiosa, intraprendente e magari anche un po' fuori dagli schemi. Non può perchè gli viene da dentro, o almeno dovrebbe, questa continua ricerca al meglio, al bello, al particolare. Non è una cosa che si impara sui banchi di scuola, non te la insegnano e non c'è un modo per imparare a farla. Ti viene perchè è dentro di te, perchè sei tu quella cosa lì. L'emozione di guardare per la prima volta dal vivo la Primavera di Botticelli, o uno spettacolo teatrale con Marco Paolini, o scoprire una casa editrice che cerca di fare un lavoro ricercato, ti nasce dallo stomaco, ti tocca il cuore e ti fa tremare le mani.

Non posso venire io a insegnartela, perchè avrei già perso in partenza: non ti posso insegnare che Racconti Edizioni è da tenere d'occhio perchè pubblica cose che in Italia nessuno ha avuto mai il coraggio; non posso dirti di tenerti aggiornato su NN editore perchè Eugenia Dubini e  Alberto Ibba hanno riproposto un autore (Haruf) che Rizzoli aveva accantonato; non posso portarti con me alle fiere del libro e spiegarti perchè quella casa editrice lì avrà successo e quella di fianco no. E' un istinto, è il riconoscere la bellezza, come faccio a dirti come si fa?

L'unico modo è fare il lavoro per te, ed è questo che farò: ti farò un elenco su un foglio excel, ogni mese per il prossimo anno e ti dirò cosa comprare, come allestire delle presentazioni e perchè scegliere un libro per bambini piuttosto che un altro. Tu avrai la tua selezione, e io, per un anno, avrò fatto quello che mi piace.

Una sola cosa non mi andrà giù, ma credo me ne farò una ragione: tutti penseranno che l'hai fatto tu. E non lo dico perchè voglio il riconoscimento scritto su carta intestata del Ministero della Cultura, non è questo il punto. Il punto è che sarebbe bello vivere in un mondo dove la passione viene riconosciuta come capacità precipua di una persona, in qualsiasi ambito o settore. Sarebbe bello, sarebbe rivoluzionario, ma sappiamo tutti che non è così. 

Anche perchè poi spesso il problema diventa che a una grande passione non corrisponde un' innata capacità.
Voglio dire, anche io ho una grande passione per la cucina, ma non vado a chiedere a Cannavacciuolo di assumermi.

Il mondo culturale è pieno di bellezza, sincera ed appassionata. Sta a noi scoprirlo e cercare di fare in modo che prevalga sulle brutture di una società sempre meno attenta alle proprie, vere necessità.

lunedì 13 febbraio 2017

Rassegna Stampa




Il segugio lettore responsabile e il libraio attento e ipercritico sanno che la domenica è il giorno da dedicare alla lettura dei quotidiani.
In realtà si inizia il sabato con una preparazione blanda comprando  La Stampa, che al suo interno presenta TuttoLibri, un inserto culturale con una storia lunghissima: nato nel 1975, ha avuto da sempre l'ambizione di svecchiare la Terza Pagina dei quotidiani, rendendo le informazioni riguardanti i libri e la lettura accessibili a tutti; i fondatori, Arrigo Levi e Carlo Casalegno, inserirono una novità importantissima: la classifica dei libri più venduti della settimana.

http://www.ilfont.it/libri/tuttolibri-quaranta-candeline-sulla-torta-di-compleanno-67473/

La preparazione che fornisce, come ho detto, è blanda perché solitamente si tratta di 4 o 6 pagine, articoli brevi e scritti bene e con semplicità. I libri presentati, sono quelli del mercato editoriale più conosciuto, grandi case editrici, anche se ultimamente si vede un'attenzione maggiore anche alla media editoria. Imperdibile, di solito, Lo Scaffale di TuttoLibri con proposte editoriali presentate in pochissime righe e che spaziano dalla letteratura per adulti, alla saggistica, a quella per ragazzi. Tempo medio di lettura: tre quarti d'ora; pubblico di riferimento: lettori in generale, da quelli distratti a quelli più attenti alle ultime uscite delle novità.

Poi arriva la domenica mattina, e lì il libraio, tra brioche, cappuccino e rassegna stampa ci lascia quasi l'incasso di un martedì mattina, almeno. Gli inserti, le terze pagine sui quotidiani danno il meglio di loro stessi. Abbiamo almeno quattro alternative diverse, se proprio si volesse strafare anche cinque.

Con il Corriere della Sera, si può acquistare, a soli 50 centesimi, La Lettura si presenta come un vero e proprio quotidiano; gli argomenti trattati sono veramente molti: libri, sociologia, cultura, teatro, cinema, storia, arte. La parte dedicata ai libri è preponderante, e solitamente le firme sono prestigiose. I libri recensiti fanno parte del circuito editoriale più grande: Mondadori, Rizzoli, Einaudi, Longanesi, Garzanti e a volte si spazia con l'editoria media. Sempre presente la rubrica "La pagella" di Antonio D'orrico, il quale scrive  anche su "Sette", in uscita il venerdì.


Domenicale è anche il nuovissimo Robinson, corposo inserto de "La Repubblica". Robinson inizia le pubblicazioni a fine 2016, e si distingue subito per una grafica semplice, ma davvero accattivante. Piccoli box incorniciano articoli brevi e delineati che riescono sempre catturare l'attenzione del lettore. Innovativa la classifica che si trova nelle ultime pagine e il calendario degli eventi a pagina 2 e 3. Sono quasi sempre recensiti libri di case editrici medio piccole, e questo è sicuramente un punto grandissimo a favore di Robinson e sei suoi curatori.
Meno corposi, ma non meno interessanti, le pagine culturali domenicali de "il Manifesto", con Alias, e "Il Sole 24 ore", con La Domenica. Qui i toni si alzano decisamente; la lettura, anche se veloce è un po' più impegnativa, le recensioni sono infatti molto tecniche e affidate a veri esperti del settore. Una menzione d'onore, da parte mia, e per motivi affettivi, la devo, per quanto riguarda Alias, a Luca Briasco, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente; grandissimo conoscitore della letteratura americana, vale la pena procurarsi Alias anche solo per leggere i suoi interventi, sempre precisi e ben scritti.
Della Domenica è imperdibile la rubrica "Parola di libraio" dove c'è una mini classifica settimanale dei libri più venduti in una libreria e il consiglio del libraio della stessa, che naturalmente cambia ogni settimana.

Insomma, oltre a blog, YouTube, Facebook, c'è un mondo editoriale parallello molto più di approfondimento che recensisce libri, spesso curato da penne illustri, a volte un po' tendenzioso, è vero, ma che porta avanti un progetto veramente importante: far conoscere a diverse tipologie di fruitori le novità editoriali, le tendenze di lettura, i grandi temi di sociologia al pubblico che ancora legge i quotidiani, soprattutto la domenica, quando si ha un po' più di tempo da dedicare a se stessi.

Quali sono i vostri, settimanali e mensili di riferimento in cui cercate tutte le novità sulle ultime pubblicazioni? Quali comprate più volentieri?

giovedì 9 febbraio 2017

Di librerie e patatine fritte fredde

Io sono una libraia. Una libraia disoccupata, al momento. Ho fatto la libraia per anni, ho iniziato a 21 anni, ho continuato per due anni e mezzo, ho fatto la libraia ovunque, dalla libreria di casa mia, a una libreria indipendente di più di 150mq, in una libreria di catena in un ipermercato, in una piccola libreria indipendente di 70mq, ho un'esperienza in totale (basata sulle mie buste paga e su un calcolo degli anni, troppi, in cui una busta paga non l'ho avuta) di 6 anni e mezzo, non tanti, non pochi , non troppi, non abbastanza.
Io sono una libraia: sono stata una stagista libraia, ho fatto migliaia di pacchetti regalo, sono stata sgridata quando la carta regalo non era perfettamente tirata e faceva le grinze, sgridata quando ci mettevo troppo tempo a spuntare una bolla, sgridata quando non spinavo correttamente i libri; ho aspirato pavimenti, lavato bagni, vetrine, scrivanie e banchi cassa. 
Sono stata una commessa libraia di quelle che non vi parlano quando entrate nelle librerie di catena, ma non perché gli state antipatici, semplicemente perché "dall'alto" gli spiegano che non è necessario, il cliente acquista comunque, da solo. Una volta ho avuto l'influenza, ed essendo in un ipermercato, il bagno era lontanissimo e io ero da sola in negozio, e ho vomitato nel sacco nero in magazzino; ho fatto una notte fino alle tre del mattino chiusa nel suddetto ipermercato per permettere ai tecnici di riparare la saracinesca rotta; mi sono sentita dire almeno 395 volte:"Ha coperto il prezzo, vero?". Ho riassortito completamente il negozio, di mia iniziativa e sono stata elogiata perché le vendite si erano alzate, una cifra irrisoria, ma si erano alzate.
Sono stata una libraia manager, per pochissimo, vero, ho semplicemente accompagnato il malato agonizzante negli ultimi sei mesi di vita, ma sono stati i sei mesi in cui ho imparato di più in assoluto: ho compilato tantissimi fogli di Excel, ho imparato che senza i numeri, un libraio non conta nulla, ho sgridato stagisti per pacchetti con carta regalo con le grinze, ho sgridato colleghi quando ci mettevano troppo tempo a spuntare una bolla o a spinare una pila di libri, ho litigato con colleghi e poi pianto chiusa in ufficio, ho comunque aspirato pavimenti, lavato bagni, vetrine, scrivanie e banchi cassa. 
Dopo è stata dura, il periodo più buio: non avevo più una libreria dove stare, libri da sistemare o vetrine da lavare, pacchetti non grinzosi da fare. Quel dopo lì non lo dimentico, ma vorrei. Mi sono sentita priva di energie, senza motivazione, avevo fallito e non riuscivo a farmene una ragione. Non mi sentivo più una libraia, non mi sentivo più niente: anestetizzata.
Sono una libraia, non so fare altro, non ho voluto imparare a fare altro. Ho fatto del mio meglio, ho amato il mio lavoro, per lui ho litigato con i miei genitori, con gli amici, a volte anche con mio marito, per lui ho lasciato l'università, per lui ho pianto, provato invidia, umiliazione, felicità e soddisfazione. Lo difenderò finché ho coraggio di farlo, perché è difficile da spiegare, ma una libreria è come una farmacia, ma per l'anima. Ci sono persone che entrano e ti dicono che sono tristi, che sono felici, che non leggono da anni, che leggono tantissimo, persone disperate perché loro figlio ha smesso improvvisamente di leggere e sta sempre attaccato a quello smartphone, mamme che scelgono libri in base al numero di pagine, padri che pagano e basta, mariti che aspettano fuori dalla vetrina e scelgono libri da lì.
Io l'ho vissuta la differenza tra il lavorare per sé stessi e lavorare in una catena, dove sei un numero. Io so cosa si aspettano dei clienti da una libreria indipendente e da una libreria di catena, ma quello che non accetto, che proprio non sopporto, è il fatto che si possa sminuire il lavoro degli altri e che uno non possa difendersi. 
Succede questo: sotto un video di YouTube leggo ragazzine che dicono che in una libreria indipendente, la proprietaria, cito testuale, "ti prende per il culo, facendoti uno sconto del 15% dopo aver acquistato 100euro in libri, quando nelle altre librerie lo sconto te lo fanno a prescindere". Ora, sono ragazzine, avranno si e no 16 anni, ma quello che mi fa veramente sfiatare dalle narici, è che ci sono intere frotte di persone che la pensano così: nella mia carriera ho sentito centinaia di persone dirmi " ma uno sconticino?", persone che ti fanno la battuta "dai, so che tanto te lo puoi permettere". Bene, sappiate che non siete simpatici. La vostra battuta l'ho sentita migliaia di volte, non siete originali, non fate ridere. Io lo sconto non lo faccio, ancora di più se me lo chiedi. Lo sconto, una libreria indipendente, non se lo può permettere, e non farò il solito post con numeri noiosissimi snocciolati, che tanto non si capisce nulla lo stesso. Sapete perché non ce lo possiamo permettere? Perché, semplicemente, vi offriamo un servizio. 
Faccio un esempio pratico: domenica sono andata al centro commerciale di Arese, era l'una, avevo fame e sono andata a prendermi da mangiare in un fast food: tempo necessario per procurarmi il cibo 10 minuti; tempo necessario per trovare un posto dove mangiare 20 minuti. Ho mangiato le patatine fredde, e le patatine fredde, lo sappiamo tutti, fanno schifo. Ma, attenzione, non mi sono lamentata. Abbiamo mangiato in due con diciassette euro, che mi aspettavo? Era comodo? No. E' stato veloce? Direi di no. Era buono? così così. Era economico? Si, e quindi va bene.
Tre settimane fa sono andata a mangiare in un ristorante della mia città, prima mi sono seduta e poi ho mangiato, i piatti erano caldi, il cameriere mi versava il vino, ho passato una serata piacevole. Spesa in due: sessanta euro. La cosa vi sconvolgerà, lo so, ma leggete qui: non ho chiesto lo sconto, perché ho riconosciuto il lavoro e la professionalità di chi mi ha dato da mangiare quella sera. Ho apprezzato la ricerca delle materie prima, la passione di chi ci lavora. Era comodo? Si. E' stato curato il servizio? Si. era buono? Molto. Era economico? Per il mio punto di vista, si, perché tra la mia richiesta e l'offerta che c'è stata, trenta euro a testa non mi è sembrata una cifra esorbitante. 
Io sono una libraia, al momento disoccupata. Se andassi a comprare in una libreria non chiederei lo sconto, così come non lo chiedo al ristorante: se c'è il mese che posso permettermi il fast food vado al fast food, se c'è il mese che posso permettermi il ristorante vado al ristorante. Se c'è il mese che posso comprarmi un libro lo compro, altrimenti aspetto momenti migliori. Ma non chiedo lo sconto al libraio indipendente, perché so quel tizio quella mattina si è alzato dal letto, è andato nella sua libreria, si è pulito le vetrine, si è pulito il bagno (che non usa solo lui, ma anche i clienti), ha passato l'aspirapolvere, ha fatto i conti delle fatture di fine mese, ha organizzato una presentazione, pagato l'albergo per l'autore che viene a presentare il suo libro (e sottolineerei suo), fatto una ricerca per quel cliente che vuole un libro particolare, ha letto le uscite editoriali delle prossime settimane, ha fatto un bonifico per iscriversi a un corso di aggiornamento, ha scelto il libro del prossimo gruppo di lettura, sperando che piaccia e che non glielo stronchino, ha scelto con cura la carta per fare i pacchetti per il prossimo Natale, ha infilato a uno a uno fili di cotone nelle tag per fare pacchetti personalizzati (almeno mille tag con mille campanellini). 
Quindi, caro cliente, caro lettore che compri dieci libri in un anno, cara ragazzina che compri un libro ogni cambio di lustro, vuoi lo sconto? Però ti piace il pacchetto personalizzato? Però ti piace quando arrivi e trovi il libro particolare che non trovavi da nessun'altra parte? Però ti piace che se non lo trovi te lo facciamo arrivare in due giorni e senza chiederti l'acconto? Però ti piace venire alle presentazioni e mangiarti l'aperitivo della migliore pasticceria della città? E berti il prosecco o la Coca Cola in vetro anziché in bottiglia di plastica? E si, hai ragione, piacerebbe anche a me. Ma siccome sono libraia (e anche se disoccupata, lo sarò fino alla morte, anche se farò un altro lavoro, sarò sempre una libraia) io non me lo posso permettere, e vado al fast food a mangiarmi le patatine fritte fredde.